Lo sostiene un collaboratore di giustizia, sentito come testimone nel procedimento che vede alla sbarra Cristiano Valentino, l'agente che è accusato di concussione, furto aggravato in concorso e istigazione non accolta a commettere un reato
Ci sarebbe un piano “montato” da alcuni suoi colleghi dietro le accuse di cui oggi deve rispondere Cristiano Valentino, il 54enneagente della polizia penitenziaria, ora a processo per concussione, induzione indebita a dare o promettere , furto aggravato in concorso e istigazione non accolta a commettere un reato nel carcere di via Arginone.
Questo è quanto sostiene un collaboratore di giustizia che, durante l’udienza di ieri (mercoledì 13 marzo) mattina, è stato sentito in videoconferenza come testimone.
Secondo la propria teoria infatti, oltre a non essere responsabile dei fatti che gli contestano, Valentino sarebbe rimasto vittima di “altri colleghi che non lo volevano in sezione con loro” e che quindi avrebbero “ chiamato alcuni detenuti bugiardi ” a cui avrebbero “promesso benefici ” pur di far finire nei guai l’odierno imputato.
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Quella di ieri è la prima udienza in cui Cristiano Valentino è tornato in aula dopo che, a gennaio dello scorso anno, a seguito della sua deposizione in tribunale, era stato ricoverato d’urgenza e in condizioni disperate all’ospedale Sant’Anna di Cona a seguito di un malore improvviso.
“Il mio assistito vuole dimostrare in aula di essere stato accusato ingiustamente. Insiste affinché sia così perché dice di sapere di essere innocente” aveva commentato Lovison, spiegando che era stato l’imputato a spingere per la prosecuzione del processo.
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