Chiesti 6 anni e 5 mesi per il sovrintendente Geremia Casullo e 6 anni per l'assistente capo Massimo Vertuani, mentre è stato chiesto un anno per falso per l'infermiera Eva Tonini
La pm Isabella Cavallari della Procura di Ferrara ha chiesto la condanna per i due poliziotti penitenziari finiti a processo con l’accusa di tortura nei confronti del detenuto Antonio Colopi, avvenuta il 30 settembre 2017 nel carcere di via Arginone. Imputati sono il sovrintendente Geremia Casullo e l’assistente capo Massimo Vertuani.
Al termine della propria requisitoria, durata oltre tre ore, il pubblico ministero ha chiesto per il primo 6 anni e 5 mesi, mentre per il secondo 6 anni.
Con loro, entrambi difesi dall’avvocato Alberto Bova, alla sbarra anche l’infermiera Eva Tonini che era in servizio, difesa dall’avvocato Denis Lovison. Per lei è stato chiesto il proscioglimento per quanto riguarda il reato di favoreggiamento e la condanna a 1 anno per falso.
Secondo la procura, Casullo, Vertuani e un terzo agente (Pietro Licari, condannato in via definitiva a 3 anni di reclusione, quella in abbreviato nel 2021 fu la prima condanna per un poliziotto penitenziario emessa in Italia per tortura), la mattina del 30 settembre del 2017 entrarono per un’ispezione improvvisa nella cella 2 della sezione “Nuovi Giunti” del carcere dell’Arginone e picchiarono il detenuto Antonio Colopi, ristretto per l’omicidio dello chef ferrarese Ugo Tani compiuto nell’aprile 2016 a Cervia.
Quanto alla posizione dell’infermiera Eva Tonini, secondo l’accusa iniziale, a lei viene contestato di aver scritto il falso nelle comunicazioni infermieristiche e dichiarato il falso ai carabinieri nel Nucleo investigativo nel tentativo di aiutare Casullo, Vertuani e Licari e sviare le indagini nei loro confronti. In particolare avrebbe scritto (e riferito al medico, che però non ha confermato la
circostanza) di aver trovato Colopi che sbatteva violentemente la testa sul blindo mentre passava per il giro della terapia tra le 8 e le 9 di mattina di quel 30 settembre: circostanza che risulterebbe smentita dall’agente che la seguiva.
La sentenza è prevista per il 10 aprile.
«Attendiamo con serenità la sentenza», aggiunge l’avvocato Denis Lovison, che assiste Tonini.
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